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Mercoledì il titolo Netflix ha perso il 35% in borsa bruciando 50 miliardi di valore di mercato. Eufemisticamente, i mercati non hanno preso bene il fatto che il gigante dello streaming ha annunciato di aver perso circa 200mila abbonati nel primo trimestre del 2022 e stima di perderne due milioni nel secondo.

Questa è la prima volta da dieci anni a questa parte che Netflix affronta una perdita di sottoscrittori. I motivi sono molteplici. La pandemia, e conseguenti lockdown, aveva gonfiato artificialmente il trend in crescita negli ultimi due anni (e questo è vero anche per tutte le altre piattaforme streaming), quindi una flessione, tornati a una quasi normalità, è nel corso naturale degli eventi. La guerra scatenata dalla Russia con l’invasione dell’Ucraina ha portato alla decisione di sospendere il servizio in Russia dove Netflix conta circa 700mila abbonati. Però queste sono condizioni che valgono per tutte le piattaforme streaming, ma è Netflix che sembra soffrirne maggiormente.

L’amministratore delegato – Reed Hastings – analizzando la situazione ha sottolineato quanto la condivisione di un account Netflix faccia sì che il servizio sia fruito da molte più persone rispetto a quante siano quelle intestatarie del contratto.

In addition to our 222 million paying households, we estimate that Netflix is being shared with over 100 million additional households, including over 30 million in the United States/Canada region

Per monetizzare la situazione, in un futuro prossimo condividere la password potrebbe dunque avere un piccolo costo aggiuntivo. Netflix, nelle prossime due settimane, inizierà a testare questa opzione in Cile, Costarica e Perù attraverso i profili Extra Member” e “Profile Transfer.

Hastings, per la prima volta, prende anche in considerazione l’eventualità di introdurre un tipo di abbonamento più economico, ma con inserzioni pubblicitarie. 

Those who have followed Netflix know that I’ve been against the complexity of advertising and a big fan of the simplicity of subscription. But as much as I’m a fan of that, I’m a bigger fan of consumer choice, and allowing consumers who like to have a lower price, and are advertising tolerant, get what they want makes a lot of sense.

Al netto di tutte le difficoltà oggettive – inclusa una crisi economica globale che ha portato a tagliare tutto il superfluo – vanno però esaminati alcuni aspetti. Netflix ha inventato un mercato – quello dello streaming – e rivoluzionato il modo di concepire e fruire serie e film, ma la bolla è esplosa e Netflix adesso è la prima piattaforma di streaming, ma non più l’unica. (E dio solo sa per quanti miliardi di dollari è indebitata.)

I servizi si sono via via moltiplicati e non solo Netflix risulta essere il più costoso tra i concorrenti, ma è anche una delle poche aziende a non offrire altri servizi. Prime Video è incluso nell’abbonamento Amazon, Apple+ è legata alla nota e liquidissima azienda, per Youtube – di proprietà di Google – serie e film sono un di più rispetto alla sua funzione originaria che è quella di avere contenuti caricati dagli utenti, HBO Max è di Warner e quindi gode del suo intero catalogo, Disney+ non solo è di proprietà dell’omonimo colosso dell’intrattenimento, ma ha dalla sua i due più grandi franchise cinematografici – l’intero universo di Star Wars, il Marvel Cinematic Universe – più la Pixar

Se all’inizio Netflix rappresentava anche l’opportunità per i network tradizionali di guadagnare anche da film e, soprattutto, serie che erano lì a prendere polvere sugli scaffali, o remunerativi solo attraverso la sindycation, adesso la situazione è cambiata. Con il proliferare dei canali streaming di cui sono ormai dotati tutti i principali network televisivi, Netflix ha visto svuotare il proprio catalogo e si è dovuta attivare per produrre migliaia di ore di contenuto che però, nonostante la dicitura Netflix Originals, non sono mai davvero di proprietà di Netflix, ma degli studios che producono per Neflix. Non a caso Amazon ha di recente acquistato la MGM rimpolpando così la propria offerta con l’intero catalogo della major tra i cui titoli e proprietà intellettuali figurano 007, Rocky, Tomb Raider, Stargate, The Handmaid’s Tale, ecc.

I film “Netflix Original” sono spesso dei costosissimi surrogati dei blockbuster cinematografici, dalla qualità ondivaga, ma a tutt’oggi forse il titolo più riconoscibile e legato alla piattaforma è Stranger Things, che è anche l’unico prodotto che si presterebbe alla creazione di un universo espanso con film e spin-off, ma che invece chiuderà i battenti con la quinta stagione.  

A questo punto, va anche ribadito l’ovvio: per quanto gli azionisti vogliano illudersi che non sia così, un mercato non può essere eternamente in crescita, e il numero di persone – anche considerando i mercati asiatici – che può ancora abbonarsi non è illimitato. Probabilmente andremo incontro a una realtà di sottoscrizioni on/off saltando da una piattaforma all’altra in base all’offerta del momento.



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Mara Ricci

Serie tv, Joss Whedon, Jane Austen, Sherlock Holmes, Carl Sagan, BBC: unite i puntini e avrete la mia bio. Autore e redattore per Serialmente, per tenermi in esercizio ho dedicato un blog a The Good Wife.

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